Burkini come risposta al terrorismo? Francia bocciata. Solo sessismo.

Ha ragione Enrico Mentana quando, sulla sua pagina social, ricorda che dopo una nuova estate minata dall’ombra del terrorismo islamico e la questione irrisolta dell’emergenza migranti, tutto ciò di cui si riesce a parlare è sul divieto del burkini sulle spiagge francesi (e questo perchè ogni mezzo d’informazione ha dato spazio all’argomento).

Anche il nostro ministro degli Interni Alfano ha scelto di esprimere la sua posizione al riguardo, non facendo lo stesso per quanto riguarda lo schieramento dei reparti speciali in Libia e Iraq. Operazioni militari decise dal governo senza consultazione parlamentare. Dieci anni fa apprendo che l’operazione si chiamava “Sarissa” (sempre negata dall’allora governo Prodi), ora autorevoli fonti militari riportano che il nome dell’operazione è “Centuria”. Ma torniamo al burkini e al perchè sento di dover dire la mia sull’argomento.

burkini-maisha-rahman-810x610Tralasciando come il divieto di balneazione con questo indumento non prevenga in alcun modo possibili attentati terroristici o l’infiltrazione di radicali islamici (la Francia su questo tema non ha molto da insegnare dato che il suo sistema, purtroppo, ha molte falle che l’hanno resa ripetutamente vulnerabile), trovo in questa scelta solo della discriminazione religiosa e sessista. Tutto ciò che la Francia ha saputo produrre è di vietare alle donne musulmane di presentarsi in spiaggia “troppo coperte”? Davvero? Non è uno scherzo? Questa è la lotta al terrorismo e la risposta dopo gli scellerati attentati?

Personalmente sono contraria in quanto -come ho detto prima- è del tutto inutile per lo scopo che si pone, ma ciò che è davvero sbagliato su tale divieto è che impone alle donne come vestirsi e presentarsi! Le donne devono sentirsi libere di potersi vestire come vogliono e sentono. Conosco alcune ragazze musulmane italiane che più volte hanno spiegato come portare il velo per loro è una scelta, non una costrizione. Se è una scelta consapevole deve essere rispettata per ciò che è. Il divieto attuato da molti sindaci francesi di indossare il burkini perchè “costringe le donne a coprirsi e a considerare il corpo della donna impuro” è esso stesso una costrizione.

Il rispetto delle confessioni religiose e la multiculturalità sono caratteri fondamentali per l’identità francese, storicamente e notoriamente devota alla Libertà, l’Uguaglianza e la Fratellanza. Il modello di Melting Pot non ha fallito. Ha importanza parlare di una cosa apparentemente banale e (più correttamente) non prioritaria perchè più delle relazioni internazionali e gli accordi diplomatici, ciò che viviamo come cittadini del mondo è la convivenza e l’interazione con persone che sono diverse da noi.

Shopping in Oxford Street (file picture)

La società di oggi è improntata interamente nel creare categorie; ogni persona e individuo deve poter essere etichettata ed inserita in una determinata categoria: i brutti, i belli, i vip, i ricchi, i gay, i musulmani, i rom, i neri. Non si può sfuggire alle etichette. Il secondo passo è sempre stato quello di scagliarsi contro le categorie che non ci piacciono, quelle che non devono macchiare il nostro bel ritratto idealizzato.

Tutti sentiamo le istituzioni distanti, la politica qualcosa che non ci riguarda, le leggi e le decisioni come qualcosa su cui non possiamo fare niente. Ma le categorie ci stanno a cuore perchè sentiamo che è l’unica cosa che possiamo riconoscere: il vicino di casa, la persona che incrociamo per strada, l’automobilista dietro di noi, tutti sono facilmente riconducibili a categorie che conosciamo. Ci facciamo bastare quelle. Come nel mito della caverna di Platone, ci accontentiamo delle ombre sulla caverna, per noi quelle ombre non sono la proiezione della verità ma sono la realtà. Ed in questa illusione abbiamo perso ogni orientamento. Diventando ogni giorno meno umani.

a cura di

Francesca Benedetti

 

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