Bandiere blu a tutti, ma il mare è inquinato. La protesta di Legambiente

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Oli, veleni, batteri e composti chimici che prima venivano monitorati ora non si cercano più: con il nuovo decreto quasi tutti i litoranei possono permettersi una Bandiera Blu

Con il Decreto Legislativo n.116 del 2008 le acque del litorale non vengono più analizzate sulla base di numerosi indicatori come i colibatteri, la salmonella, gli oli, i tensioattivi ecc., che davano uno stato di salute dei nostri mari e della sicurezza nella balneazione. Dal 2010 sono stati ridotti i periodi di analisi e gli unici indicatori analizzati sono solo due batteri (Enterococchi ed Escherichia) che, laddove riscontrati con valori superiori alla media, prevedono solo un divieto temporaneo di balneazione.

I nuovi parametri rilevati dalle acque sono più metereologici ed estetici piuttosto che scientifici; si valuta infatti la temperatura dell’acqua e dell’aria, il mare mosso o calmo, la presenza di pioggia: nulla che possa realmente dirci se i nostri mari sono inquinati e se vi siano particolari sostanze.

L’inquinamento comune relativo ad alghe, ciano-batteri, plastica, gomma o altri rifiuti vengono affidati ad una valutazione “ad occhio” e non rientrano nella classificazione delle acque (ci sarebbe solo un consiglio di non balneazione e niente più).

LA CLASSIFICAZIONE DELLE ACQUE

indexlloI nostri litorali vengono valutati con una pagella di 4 giudizi: eccellente, buona, sufficiente, scarsa. Solo quando la qualità è scarsa per 5 anni di seguito la Regione vieta la balneazione permanente finchè non ritenga e valuti che sia diventata sufficiente.

LA PROTESTA DI LEGAMBIENTE

Da 5 anni l’imbarcazione ambientalista di “Goletta Verde” analizza e monitora alcuni tratti del litorale di Nettuno, soprattutto la foce del canale di Loricina, evidenziando un carico eccessivo di sostanze inquinanti. E sulla spiaggia non esistevano cartelli informativi a tutela dei bagnanti che affollano la spiaggia. Alcuni attivisti di Legambiente Lazio hanno manifestato affinchè il neo Sindaco si muova per sensibilizzare le famiglie sui rischi che si corrono.

CONTROLLI E ANALISI DOPO IL NUOVO DECRETO

water-sampling-2.jpgSi dispone che il prelievo dei campioni vengano effettuati ad una profondità di 30cm dalla superficie dell’acqua (non riuscendo così a cogliere la presenza di oli o residui dei depuratori (che spesso cogliamo ad occhio nudo quando facciamo un bagno). L’acqua risulta così pulita.

Il nuovo decreto ammette, inoltre, l’ “inquinamento di breve durata” quando si identifica il motivo della contaminazione e non si ritiene che gli effetti durino più di 72 ore: potrebbe essere una petroliera che sversa in mare acque di lavaggio e catrame, o un depuratore rotto. In questo modo i cittadini non ne verrebbero a conoscenza perchè non c’è obbligo d’informazione e il sindaco non è tenuto a determinare il divieto di balneazione.

a cura di

Francesca Benedetti

 

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