LA SIRIA DEI BAMBINI CHE SI TOLGONO LA VITA. Le cause della guerra, la depressione, la paranoia.

La guerra in Siria scoppia nel marzo del 2011 – all’interno del più ampio contesto della Primavera Araba – dopo la repressione sanguinosa da parte del regime di Bashar al Assad di manifestazioni pacifiche che chiedevano riforme nel Paese. La guerra in Siria si è ben presto internazionalizzata grazie al coinvolgimento di grandi potenze e attori mondiali. Si è tentato di stabilire un accordo per una tregua ed un cessate il fuoco, ma la presenza di al Nusra, gruppo jihadista affiliato ad al Qaida ha rappresentato il principale ostacolo ad un qualsiasi armistizio.

yemen.jpg

Dopo 5 anni dallo scoppio della guerra civile le bombe ancora cadono dal cielo della Siria, e tra le macerie dei palazzi di intere città fantasma non smettono di sparare i kalashnikov. Dal 2011 il regime ha perso il controllo di oltre il 70% del territorio a profitto dei ribelli moderati o islamisti, di al Nusra, dei jihadisti dell’Isis e dei curdi, ma comprende ancora Damasco. I ribelli – che in una prima fase erano semplici disertori e civili armati – si sono progressivamente eclissati, lasciando che la maggioranza di ispirazione islamista ottenesse la maggioranza e quindi il controllo. Il gruppo dello Stato Islamico (ISIS) è quello meglio organizzato e più brutale: entra nel conflitto siriano solo nel 2013 ed, insieme al fronte di al Nusra, conquista da subito gran parte dei territori.

l43-foto-intense-forti-150119191825_medium.jpgIn Siria, da oltre 5 anni, i sopravvissuti sono costretti alla fame e mangiano solo foglie e fiori. Ogni giorno, in qualsiasi momento, a tutte le ore, va in scena lo spettacolo più devastante e macabro della guerra. In qualunque istante potrebbe cadere una bomba sulla loro testa. In qualunque istante potrebbero arrivare dei ribelli o dei gruppi dell’ISIS per torturare e schiavizzare.

Come si legge dall’articolo di Oscar Nicodemo su HUFFPOST (collegamento al link), nella città di Madaya – una come tante altre – i medici riferiscono di bambini e adolescenti che tentano di togliersi la vita per porre così fine alle sofferenze che non sembrano voler terminare presto. L’incessante assedio tormenta i corpi come le menti di questi bambini. Sensazioni e dolori che nessuno di noi ha mai provato e che si faticano ad immaginare. A questo si aggiunge la malnutrizione ristretta ad insetti e piante. Save the Children documenta un’epidemia di meningite, aggravata dalla mancanza di farmaci e personale medico.

timthumb1-e1464692404776-590x260.jpg

I bambini di Madaya, intanto, si uccidono perché non hanno da mangiare, perché vorrebbero fuggire e non ci riescono, perché dimenticati dal mondo. (Sonia Khush, direttore di Save the Children in Siria)

E quando i più fortunati tra questi bambini riescono a lasciare questo “campo di concentramento” – perchè la distruzione e inverno2.jpgla violenza non sono poi così diverse dal genocidio avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale – trovano muri e polizia che li intimano a fermarsi e tornare indietro. E quindi rimangono in quel limbo devastante, indesiderati e sporchi, distrutti dalla guerra e da chi gli sbatte la porta in faccia. L’unica speranza per questi profughi è attraversare i confini in modo illegale, talvolta rischiando la propria vita (tanto protetta fino a quel momento). Amnesty International per questo motivo si batte per creare dei CANALI SICURI e allo stesso tempo controllati, in modo da aiutare seriamente queste popolazioni senza scuse o indugi.

bambolbambsiri.jpg            a cura diFrancesca Benedetti

Lascia un commento